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VICENDE STORICHE DEL CASTELLO DI ARZIGNANO

LA RIVOLTA DI ARZIGNANO [pag 1/4]

In una lettera del 23 maggio 1655, il Podestà di Padova Alvise Priuli, momentaneamente recatesi ad Arzignano ed alloggiato presso il castello per ragioni di straordinaria gravità, informava il Serenissimo Senato della Repubblica di Venezia di aver catturato tre dei più pericolosi sediziosi ritenuti capi et autori principalissimi delle passate commottioni, datisi alla fuga attraverso i monti. Il Podestà, inoltre, affermava che uno di essi era rimasto ucciso al momento dell'arresto mentre gli altri due erano stati immediatamente impiccati nelle pendici del castello: giusta punizione e futuro ammonimento per le popolazioni locali.
L'eccezionaiità di questo "fatto d'armi", spesso sminuito nella sua portata storico-sociale o addirittura passato sotto silenzio dagli storici, è oggi fatalmente richiamato alla nostra memoria da un significativo ritrovamento. Nell'ultimo lavoro di restauro strutturale del castello, infatti, è stata recuperata quella iscrizione che Oreste Beltrame ci informa fosse un tempo posta "sotto l'artiglio" del leone alato, sovrastante la porta che dà su via Cisalpina: iscrizione scomparsa. Tale lapide, testimonia ancora il Beltrame, riportava scolpito il seguente testo: "Aloisius. Priolus. Patavii. pretor. in. Arcejano. cum. Senatus. potestate. asilum. tumultuantium. restituit. in arcem. securitatis. Anno. MDCLV". Evidentemente, con questa iscrizione si intendeva ricordare l'opera giunta a buon fine del Priuli, inviato da Venezia ad Arzignano quasi moderno "sceriffo" con pieni poteri e "ampia auttorità di procedere [...] a quelle pene di vita, bando perpetuo e diffinitivo da tutte le città", al fine di "introddur nella terra medesima la pace e la concordia". Tale lapide può essere ora ammirata, anche se mutila purtroppo di una parte, affissa nel ristrutturato portico della loggia del Vicario.

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