La costruzione vi appare nella parte alta
del colle, con la cinta muraria e le
torri appoggiate ai dolci pendii,
assecondando la tipica irregolarità del terreno, con le strade esterne che conducono da
porta Cisalpina "alla terra di Arzignano", da porta Calavena "al Costo et
Tece". Affascinante immagine
che ci permette di conoscere fedelmente
l'insieme del "Castello" agli inizi
del '600, fornendoci un'ottima guida per il
necessario e urgente restauro
complessivo del borgo.
"Dove habita il sig. Vicario", in una
collina a parte, sta isolata la Rocca, comunicante con il resto del castello
attraverso il caratteristico portale segnato con la lettera C. Addossata alla
cinta, vediamo la loggia "ubi redditur
jus"; non compaiono le torri delle scale
esterne, oggi visibili. Certamente
non esisteva la scala vicina al pozzo, ma
facilmente era in costruzione o
era appena terminata quella a chiocciola.
Come è messo in luce dall'intervento di
restauro, l'abitazione dei vicari subì
le trasformazioni tipiche di ogni civile
abitazione nel corso del tempo, mentre la cinta muraria, con le sue torri,
caduta progressivamente in disuso, conobbe una lenta e progressiva decadenza.
Così, in un atto notarile, datato 20
luglio 1721, si legge: "sono comparsi avanti
a me nodaro li sigg. Paulo padre et ]seppo
figlio Dal Maso, murari, et espongono per
pura et mera verità essersi conferiti in
castello
nella rocca ove abitano li sigg. vicari e
fatto ogni maturo riflesso et osservazione
del necessario bisogno che ivi si atrovano [...] hanno
osservato che è necessario ricoprir tutte le
case, cioè
la rocca, la audienza, la stalla et il forno
[...]". |