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VICENDE STORICHE DEL CASTELLO DI ARZIGNANO

PERIODO VENEZIANO   [pag 2/5]

Nel XV secolo, Arzignano fu pure parzialmente interessata al bellum teutonicum o di Rovereto, città diventata il centro del potere veneziano nel trentino. Le castellanie ostili alla Serenissima e alleate col duca d'Austria operavano continue azioni di disturbo ai confini, anche quelli vicentini. Ad Arzignano venivano espressamente preparati i soldati per la guerra: non si trattava delle solite milizie, ma di stipendiarii, armigeri e squadrerii. La situazione precipitò nell'aprile 1487 quando la guerra si accese "a tutti li passi delia montagna verso Roveredo di Trento, verso Schio e verso i Forni e in Asiago, versò il Canal di Brenta e verso Feltre".
La manutenzione del castello, considerato da sempre un bene della comunità nel suo naturale significato di importanza e di autonomia, fu preoccupazione e impegno costanti del comune arzignanese.
Negli statuti del 1490 si trova un capitolo relativo alla figura del "capitanio del castello": egli ha il compito di custodire la fortezza, le fosse circostanti, organizzare la guardia e provvedere a ogni necessaria incombenza.
Il '400 fu un secolo di prosperità economica e sociale per Arzignano, nonostante le guerre e la peste del 1485. Lungo la roggia si svilupparono, nel Piano, le attività artigianali della concia e la lavorazione della lana. Giustamente dice il Macca che, già nel '500, Arzignano era divenuto "vicariato popolatissimo e mercantile [...] grosso e ben popolato luogo di traffico [...]". Ma il suo sviluppo fu bruscamente frenato, agli inizi del '500, dalle tristi vicende della guerra della "Lega di Cambrai".
Papa Giulio II della Rovere, cui Venezia aveva tolto le città della Romagna, stipulò, il 10 dicembre 1508 a Cambrai, un patto con Massimiliano I d'Austria e Luigi XII di Francia al fine di riavere i territori perduti. Dopo qualche mese Venezia subì, da parte dei federati, la grave sconfitta di Agnadello (14 marzo 1509): Padova fu assediata dalle truppe dell'Imperatore e, nel contempo, l'esercito tedesco si riversò nel Vicentino, gettato nel caos con distruzioni e massacri. Nel 1510 Arzignano fu selvaggiamente saccheggiata e, a rendere più insopportabile la situazione, contribuì pure la voracità delle stesse truppe veneziane che, mal equipaggiate, si può dire gareggiarono con quelle tedesche per depredare. Non mancarono le proteste dei contadini; il doge Loredan ne riconobbe le ragioni accordando almeno un parziale risarcimento dei danni subiti.
Ma, nel 1513, le truppe tedesche si impadronirono nuovamente di Arzignano e del suo castello; la cronaca veronese dello Zagata così descrive l'episodio: "adì 8 zugno el campo de Todeschi che era in Verona, circa tremila persone da piedi e da cavallo, se partì et andorno a Arzignan in su el vesentin et per quelli lochi li intorno et quelli sachezarono et brusarono et fecero assai presoni et adì 10 sudetto tornarono in Verona". Rientrarono con 650 carri di "robe" assieme a molti ostaggi, tra i quali il vicario di quell'anno, l'anziano Bartolomeo della nobile famiglia vicentina dei Malchiavelli, poi liberato dietro pagamento di una taglia di 200 ducati.

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