Negli anni della Prima Guerra Mondiale,
Arzignano, poco lontana dal fronte, ospitò
alcuni reparti militari sia italiani che
stranieri. Presenza consistente fu quella
degli inglesi, sistemati anche nella loggia
della Rocca, dove lasciarono loro tracce con
qualche disegno sull'intonaco. |
Oggi, dopo
l'intervento sulla Rocca si presenta con
tutta urgenza, causa l'ingiuria del tempo e
l'incuria degli uomini, la necessità di uno
scrupoloso restauro conservativo esteso a
tutto il borgo. Già Oreste Beltrame, nel
1912, quando l'amministrazione comunale fece
purtroppo abbattere una parte della cinta
muraria del borgo stesso, sollecitava, con
un accorato richiamo, la dovuta attenzione
al valore storico e artistico del castello.
Nel 1929, promossa e sostenuta
dall'infaticabile, benemerito sacerdote
arzignanese mons. Federico Mistrorigo, si
costituì la "Società Amici del Castello":
ebbe presidenti onorar! il conte Leiio Bonin
Longare, vice presidente del senato, il
ministro Mosconi, il gen. Vaccari e il sen.
Giovanni Rossi che appoggiarono e ottennero
il finanziamento dello stato, chiesto dalla
provincia e dal comune per la conservazione
delle mura più pericolanti e per rafforzare
le sottofondazioni delle torri. Ammiriamo
ancora la buona esecuzione di quegli
interventi.
Nel 1970 sorse la "Nuova Società Amici del
Castello", allo scopo di tener vivo, a vari
livelli, l'interesse per il problema del
recupero della Rocca e del borgo. Il comune
si attivò aderendo all'Istituto Italiano dei
Castelli e affidando all'ingegnere comunale,
Domenico Daffan, una relazione tecnica sullo
stato del complesso monumentale. Pietro
Gazzola, allora presidente dell'Istituto, e
Renato Padoan, responsabile della competente
Soprintendenza ai Monumenti, assicurarono il
loro intervento per lo studio di un piano di
restauro completo e il relativo
finanziamento.
Si aggiunse la relazione dell'esperto di
poliorcetica Pietro Marchesi, che richiamava
la necessità di "un vincolo rigorosissimo,
tendente a salvaguardare l'integrità della
struttura paesaggistica, caratterizzata
dall'insediamento moderno nella vallata e
dal degradare delle colline con la
fortificazione medievale arroccata". In
seguito si ebbero solamente parziali
interventi di pulitura dalle erbe infestanti
e l'improrogabile consolidamento di qualche
parte pericolante della muratura nei pressi
di Porta Calavena. |