Il dipinto raffigurante La Visitazione, oggi sulla
parete destra del presbiterio, si trovava in origine sull'altare maggiore della chiesa di Santa Maria di
Castello. La pala venne qui collocata nel Seicento in sostituzione del prezioso polittico quattrocentesco
di ambito squarcionesco, che fu prima relegato in sacrestia e poi riportato in chiesa e posto sulla
parete sinistra del presbiterio dove ora si trova.
Il dipinto venne probabilmente realizzato poco dopo il 1641 a seguito della visita pastorale del Vescovo
Bragadin il quale, recatosi ad Arzignano il 14 ottobre di quell'anno, ordinò una nuova pala per l'altare
maggiore da poco costruito. Qui il dipinto, ancora ricordato sull'altare da
Gaetano Maccà nei primi anni dell'Ottocento, rimase fino all'ampliamento ottocentesco.
La Visitazione della Vergine a Elisabetta, presenta una composizione molto semplice di
impianto ancora tardo-cinquecentesco. La scena è incentrata sulle due figure femminili
in primo piano che si incontrano al centro del quadro e si inchinano con gesto deferente assumendo
eleganti forme sinuose. Oltre l'angusto piano d'appoggio, emergono dallo spazio illusorio dello sfondo
le figure incerte di Giuseppe al centro e del vecchio Zaccaria all'estremità destra del quadro che
gesticolando sembrano intrattenere tra loro un fitto dialogo. Domina la scena dall'alto la turbinosa figura di
Dio Padre circondato da una luminosa nuvola di angeli.
Il dipinto è opera del vicentino Francesco Maffei, artista geniale che seppe interpretare la grande
tradizione della pittura veneta del Cinquecento in chiave barocca con risultati felicissimi e di grande
originalità di cui dà prova in questa opera esemplare, tra le più lodate dalla critica. Il tema della
Visitazione è uno dei soggetti che ricorrono con maggiore frequenza tra le opere sacre di Maffei: nelle chiese di
Vicenza ne esistono due altre versioni, entrambe più tarde rispetto a quella di Castello, una per
l'Oratorio delle Zitelle del 1655 circa, l'altra per l'altar maggiore dell'Oratorio dei Proti realizzata nel
1657.
Nella giovanile pala di Arzignano, Maffei affronta questo tema per la prima volta dimostrando lo
stretto rapporto che lo lega ancora alla cultura veneta tardo-manieristica, in particolare l'artista sembra
essersi ispirato, soprattutto nella posa delle figure, alla pala dello stesso soggetto di Jacopo Palma il
Giovane per la Chiesa di San Nicolò da Tolentino di Venezia. Affiorano inoltre, soprattutto nel bel volto
della Vergine, suggestioni derivate dalla pittura di Paolo Veronese da cui Maffei, soprattutto negli anni
giovanili, fu fortemente influenzato. Ma la pennellatura fluida, il colore ricco che rende effervescente la
materia, infine l'accorto uso del chiaro scuro, sembrano travolgere e rinnovare completamente questi
modelli creando una rappresentazione dinamica degli accenti fortemente lirici e dall'esuberanza
tutta barocca. Sono proprio le luci e i colori ad aver riacquistato vigore e nuova vibrazione con il recente
restauro - realizzato a distanza di quasi cinquant'anni dall'ultimo intervento - restauro che ha
consentito di recuperare in tutti i suoi valori quest'opera cardinale nel percorso artistico del Maffei.
CHIARA RIGONI
(Ispettore Soprintendenza Beni Artstici e Storici del Veneto) |