VISITA VIRTUALE e
STORIA del castello

Nota del Vicariato
sulla sanità

SISTEMAZIONE DELLA PIAZZA DI CASTELLO
intervista pubblicata sul Giornale di Vicenza - Febbraio 2003

Un cimitero

[indice]

     La gente si chiede «quando toglieranno le impalcature». Il maestro Bepi De Marzi, che è nato proprio qui, si ferma sconcertato e toma a guardare qualcosa che gli appare inaccettabile.
     «Ma ciò che la gente chiama impalcature - sottolinea - fa parte dell'intervento che ha coinvolto il borgo medievale di Castello di Arzignano, mutando la tradizionale situazione ambientale, ma soprattutto condizionando la vita degli abitanti. Impalcature, dunque, vistose, imponenti e, pensiamo, anche molto costose, visto il delicato materiale, dovrebbero essere un percorso didattico per chi intende camminare sulle alte mura, lungo un inventato cammino di ronda».
     Poi ci sono le panchine, i sentari di pietra, come li definisce il musicista-scrittore. Bepi De Marzi apre le braccia sconsolato: «Quasi quaranta sentari da quattro posti l'uno: dove troveremo tanti sedentari?».
     Effettivamente le panchine sono, dopo le cosiddette impalcature, il fatto più impressionante. Quasi tutte al sole, disseminate qua e là, oppure in lunga fila come tombe di un cimitero.
     «Ecco qui il cimitero della caduta del gusto: questo è kitsch autentico, uno spreco inspiegabile, quasi comico; neanche Central Park ha tanta abbondanza di sentari - prosegue De Marzi - di pietra, poi, e sotto il sole, a fianco del traffico, tranne quelli addossati alla chiesa, attaccati ai muri, immagino senza nemmeno chiedere un permesso alla parrocchia, che so, all'arciprete, al consiglio pastorale. Questa è l'ultima delle violenze che Castello ha dovuto subire lungo i secoli».
     Intanto passano le automobili e, nonostante le carraie di trachite, il rumore e il traballìo sono intensi. «I ciottoli appena piantati si stanno già levando. La gente è più sconsolata di me: non si sa se ridere o se piangere».
     Poi c'è il coperchio di Porta Calavena: «Le due colonnine, che certamente, quando hanno trasformato provvisoriamente la Porta in campanile, erano una soluzione di fortuna, prese da chissà dove, sono state leziosamente ripristinate secondo una vecchia fotografia. Spaventoso!».
     - Ma di chi è la colpa?
   
  «La Soprintendenza di Verona deve essere in vacanza da qualche anno - sorride amaramente De Marzi - perché non ha nemmeno risposto a una mia documentata osservazione, prima della seconda parte del lavori. Qualcuno dice di chiamare Sgarbi. Ma qui Sgarbi rischierebbe di svenire imprecando, oppure di mettersi a ridere senza fermarsi più».
     «Considero gli architetti degli artisti, ma davanti alle opere d'arte si deve poter esprimere ammirazione o dissenso. Poi, negli arredi urbani, si deve privilegiare la funzionalità. Qui è mancata proprio l'attenzione della  Soprintendenza a ciò che si stava realizzando».
     «Ci sono originalità indiscutibili, magari anche buone intenzioni; ma prevalgono le stranezze e le ingenuità, come il fatto di non tener conto che la gente che va in chiesa viene quasi tutta dalle colline, dalle contrade, e che gli anziani e i disabili dovrebbero poter arrivare in auto il più vicino possibile all'ingresso. Invece, niente: anche il sagrato appare come una bizzarra fantasia».
     «L'errore di base è non essere partiti dalla considerazione che Castello è un luogo abitato! Ora è diventato irreparabilmente un cimitero».

[indice]